Il cucchiaio della “sofficezza”

La finestra socchiusa.

Prologo

Non c’era gara più avvincente, e non c’è ancora oggi ricordo più dolce e messo a fuoco, di quella staffetta dalla sala alla cucina, per agguantare quello che io amo chiamare, il cucchiaio della “sofficezza”. Qualcosa che nella lingua italiana non c’è. E perdonerete, spero, l’improvvisazione del momento; ma proprio non saprei descrivere altrimenti, questo ricordo e tutto ciò che vorrei ad esso affiancare. Le sensazioni della pelle, della mente che ricorda e degli occhi che si gonfiano, sono difficili da raccontare. La sofficezza si presta come nessun altro aggettivo, seppur strampalato, a rubare quei ricordi, quegli odori che hanno alleggerito gran parte della mia infanzia. Quando insieme a mio fratello, mi imbattevo nella noia e cercavo in tutti i modi di sconfiggerla. Prendendola a calci fino a chiuderla definitivamente fuori. Per me la sofficezza è come un’arpa che sfiora solo le note più lievi. Come una carezza che non smette mai di farti sentire al sicuro.

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La bontà e la modestia della zucchina. Un fiore senza spine.

Non inganna del tutto il nome della zucchina, e non è uno scherzo della lingua italiana, perché conoscendola più da vicino, la zucchina, ci confida la sua appartenenza alla famiglia delle cucurbitacee. Ed è lì che si trovano anche le zucche, i cetrioli, i meloni e le angurie.

La premessa potrebbe (vorrebbe) ingannare chi legge. Forse l’idea è quella di impressionare facendo leva su una pseudo conoscenza della materia gastronomica. Ma come faccio a non considerare il fatto che questo, sia per me, il primo esperimento di “Food Writing”? Perdonate l’inglesismo che a volte disturba, ma ancora non ho trovato un corrispettivo italiano. Lo troverò però, è una promessa. Ora, sarebbe carino spiegare chi sono, che faccio e perché. Ma tutta la vostra attenzione in questo momento, si sarà già affezionata al titolo del post. Se così non fosse, è un bel guaio. Da qui parte una nuova avventura, nella quale due grandi passioni si incontrano e corrono di pari passo. La scrittura e la Cucina. Mi addentro in un mondo nuovo, vado col passo morbido e una bella dose di entusiasmo, accompagnata da un pizzico di paura. Lo faccio partendo da un esercizio proposto nella graziosa aula di Food Confidential, base del nostro corso di Food Writing. Paolo Di Paolo è il nostro mentore. Giovane autore romano, tra i finalisti del Premio Strega 2013 con il suo “Mandami tanta vita”. L’esercizio prevede questo: partire da un ingrediente “nudo e crudo” e provare a scrivere qualcosa…

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